un disordine ricercato

un disordine ricercato

Tra il 1855 e il 1866 Charles Baudelaire annota una serie di appunti sparsi, canovacci e pensieri liberi i quali, nonostante non fossero stati redatti per una pubblicazione, furono inseriti dopo la sua morte, dal suo editore di sempre, in due raccolte chiamate Razzi e Il mio cuore messo a nudo. In uno di questi frammenti scrive: “Quel che non è leggermente difforme ha un aspetto insensibile – ne deriva che l’irregolarità, ossia l’imprevisto, la sorpresa, lo stupore sono una parte essenziale e la caratteristica della bellezza”. Il poeta, che con gli Scritti sull’arte aveva assestato un colpo micidiale ai tradizionali canoni espressivi sui quali le regole estetiche e i concetti di bellezza si erano adagiati per secoli, ribadisce con precisione chirurgica quanto l’inatteso sia necessario per oltrepassare gli sterili territori dell’insensibile. La lezione di Baudelaire rimane ancora esemplare in un contesto come quello attuale, dove il rischio dell’omologazione dilagante, propria di una società globalizzata, potrebbe trovare proprio nell’atto sorprendente un efficace antidoto per condurre le libere espressioni verso i non addomesticati orizzonti dello stupore e della meraviglia. 

Dare scacco all’indifferenziato deve essere uno degli imperativi più rilevanti sul quale edificare l’architettura didattica propria di ogni istituzione di alta formazione artistica. Il dono dell’imprevedibile nasce solo da un modello didattico che insegni a combattere l’insignificante e mostri, attraverso un innovativo uso delle regole apprese, un nuovo paesaggio espressivo. In tal senso la seconda edizione di Surprize vuole ribadire e confermare quello che già aveva messo in evidenza con la mostra dello scorso anno: la fondamentale vocazione dell’Accademia di Belle Arti di Urbino a rapportarsi alle emergenze dell’arte contemporanea e la specifica volontà di sperimentare percorsi inediti che testimoniano il fertile crossover disciplinare di molteplici linguaggi espressivi.

Dipinti in perenne oscillazione figurativa, fotografie documentaristiche e creative, video dai diversi formati, animazioni, bozzetti e modelli scenografici, grafiche installate, oggetti dalle funzioni eccentriche, matrici dalle impronte anticonvenzionali, tessere di puzzle che disegnano geometrie composte con rigore minimalista, modellazioni 3D per spazialità stravaganti, dolci algerini cuciti su foto paesaggistiche, immagini di riti ancestrali e tableau vivant che citano opere somme, sono alcune delle declinazioni linguistiche proposte
da Surprize 2, che attestano l’effervescente e non ingabbiata sperimentazione propria dei giovani dell’Accademia di Urbino. 

Ancora una volta la scultura vira verso l’installazione, come la grafica d’arte che riconsidera il suo classico dialogo tra matrice e torchio; la decorazione dialoga serratamente con la nuova figurazione senza disdegnare di indagare l’inattesa conversazione tra objets trouvés e oggetti seriali; la pittura si lancia a briglia sciolta per un viaggio tra disegno e bassorilievo, illustrazione dai toni acidi, underground e iperrealismo grottesco, libere interpretazioni figurali e affascinanti sovrapposizioni formali create da tele dipinte anche sul retro; la scenografia interroga con risultati felicemente diversi un classico testo dell’assurdo novecentesco; le nuove tecnologie ci regalano video che spaziano dalla narrazione poetica all’animazione creata con sapiente manualità, fino a estendere le sue contaminazioni con il sound design e i nuovi social media come TikTok.

In questa trasversalità capace di spalancare le porte all’imprevisto, di rinnovare senza riserve le rassicuranti e collaudate mappe della creatività accademica, si configura l’originale patrimonio dell’alta formazione artistica italiana, sempre pronta a rinnovarsi; un serbatoio inesauribile di conoscenze, competenze, visioni, professionalità, sperimentazioni in grado di modellare nuovi approcci e confrontarsi con altre istituzioni internazionali. Di particolare successo, ricordiamo la  mostra La Muta del III Millennio inaugurata dall’Accademia di Belle Arti di Urbino insieme al  Royal College of Art di Londra nel 2015, e il progetto Surprize. Nel 2019 è stata invitata la Yildiz Technical University di Istanbul, oggi la University of West Attica di Atene con il dipartimento di Photography e Audiovisual Arts. L’attitudine al confronto è una preziosa, insostituibile risorsa con la quale si raffrontano differenze ma anche affinità, si scoprono vicinanze, sguardi diversi, incontri inaspettati, si assimilano stimoli non preordinati, sintonie non programmate.

Surprize 2 accoglie un’altra scheggia di notevole valore: il Premio Federico Alessandri istituito dall’Accademia e l’ISIA di Urbino. Un premio per ricordare il sensibile allievo, prematuramente scomparso, che aveva frequentato le due scuole lasciando il ricordo indelebile della sua intelligenza e della inesausta energia profusa verso gli altri, sempre accompagnata da un sorriso rivelatore di una empatia e di un altruismo rari.  

L’accoglienza, la vicinanza e l’aperto dialogo sono infatti l’humus per una dialettica non confinata dentro sterili egotismi, soprattutto nel momento attuale pervaso di paure ancestrali su scala planetaria. In un periodo storico in cui la prossimità è normata rigorosamente, lo scambio è osservato con giustificato sospetto, le parole sono schermate e in molti casi diventano di difficile comprensione, la speranza è che siano le immagini a parlarci di realtà insopprimibili, di volti che riconosciamo fraterni, di visioni che inventano possibili vie di fuga, di creazioni veleggianti verso nuovi orizzonti.

Con le sue numerose opere Surprize 2 cercherà ancora una volta di sorprendere, senza essere soltanto un approdo verso la meraviglia, comunque benvenuta; meglio se rappresenterà un momento di riflessione e non esaudirà in se stessa il suo potenziale, poiché come sostiene Goethe, “Anche la più la grande probabilità dell’esaudimento lascia un dubbio; perciò, quando la cosa sperata diventa realtà, è ogni volta una sorpresa”.